5 cose che la storia del pandoro ha saputo insegnarci (e che te lo faranno apprezzare ancora di più)
Quando si parte alla scoperta della storia e della nascita di una ricetta tipica è facile perdersi in miti e leggende, soprattutto nel nostro Paese, dove la cucina è un argomento preso molto seriamente.
Per quel che riguarda la storia del pandoro, le origini e le vicende che si intrecciano con la sua popolarità così come la conosciamo oggi, si collocano forse nel 1500, precisamente nella repubblica marinara di Venezia.
La tradizione, tuttavia, ritiene che questo dolce appartenga a Verona e che risalga a circa trecento anni dopo.
In questo approfondimento ripercorreremo brevemente le origini del pandoro attraverso un viaggio alla scoperta degli insegnamenti che la sua storia ci ha lasciato in eredità fino ai giorni nostri.
1 – La paternità del pandoro è una questione fondamentale
Come anticipato poc’anzi uno degli insegnamenti che possiamo trarre dalla storia del pandoro riguarda la particolare enfasi che il nostro retaggio culturale ripone nella paternità della ricetta.
Nonostante questo conflitto di appartenenza il pandoro, esattamente come fa il panettone artigianale, unisce tutti ed è il simbolo della gioia e dell’amore natalizio che si propaga in tutte le tavole e in tutte le famiglie.
Il nome, a dire il vero, ha origini venete e proviene da “pan de oro” dai ricchi pranzi veneziani a base di nadalin.
Eppure si ha traccia delle sue origini antiche ai tempi dell’antica Roma, quando Plinio il Vecchio racconta in un suo scritto risalente al primo secolo dopo Cristo che un “panis” dolce, simile al pandoro, fu servito da Vergilius Stephanus Senex e preparato con fiori di farina, burro e olio.
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2 – Il pandoro veronese moderno si ispira ad un’opera d’arte impressionista
La ricetta moderna, ovvero quella più vicina al pandoro che mangiamo oggi, risale alla repubblica marinara ma solamente nel 2012 questa è stata riconosciuta ufficialmente dalla De.Co., la denominazione comunale che riconosce un prodotto per il suo stretto ed esclusivo rapporto con la comunità.
A voler esser precisi nel 1894 Domenico Melegatti, fondatore dell’omonima industria dolciaria veronese, brevettò la ricetta del pandoro quale dolce a forma di stella ad otto punte in onore del pittore impressionista Angelo Dall’Oca Bianca.
Questa commemorazione rinnova la nostra convinzione per cui, quando si parla di cucina, gli italiani fanno davvero sul serio.
Si tratta di un fatto che in pochi conoscono ma che fa emergere l’importanza delle tradizioni culinarie che in taluni casi vengono esaltate al valore di un’opera d’arte.
3 – La scommessa delle mille lire
Per la precisione l’artista disegnò lo stampo a piramide tronca con base a forma di stella ad otto punte.
Questa divenne una forma talmente popolare che divenne oggetto di scommesse a suon di puntate di mille lire.
In breve in molti tentarono di imitare lo stampo artistico e, per questo, Melegatti in persona sfidò i più temerari a realizzare un dolce con una forma simile.
Nel caso di vittoria, avrebbe pagato la scommessa con un importo pari a mille lire.
Nonostante i numerosi tentativi si narra che nessuno riuscì a vincere la scommessa.
4 – Nulla si crea, nulla si distrugge: il pandoro brevettato si ispira al Levà
Questo principio fondamentale della fisica si ripresenta anche in cucina dove le ricette del passato sono quasi sempre le stesse di quelle del presente ma con l’aggiunta di qualche variazione.
È quanto accadde per il pandoro brevettato da Domenico Melegatti che, oltre a sceglierne l’aspetto ispirandosi all’arte riprese la ricetta da un dolce tipico del passato, Il Levà.
Se il pandoro brevettato ha una data di nascita certa, il 14 ottobre 1884, lo stesso non si può dire per il Levà.
Si tratta di un antico dolce veronese tipico delle feste natalizie, quando le donne dei villaggi si riunivano per impastare un composto a base di granella di zucchero e mandorle per ottenere un gustoso dolce lievitato.
Melegatti eliminò la granella e le mandorle aggiungendo uova e burro per ammorbidire l’impasto e creò il moderno pandoro che conosciamo oggi.
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5 – Il vero pandoro non è guarnito
A riprova di quanto affermato devi sapere che il vero pandoro della tradizione non è mai stato servito con guarnizioni di creme o canditi.
Tutte le versioni con il cuore di crema, cioccolato o frutta candita sono “rivisitazioni”.
Si tratta di una differenziazione nata con la commercializzazione a larga scala di questo dolce squisito per cui le aziende hanno iniziato a inventare le versioni farcite e la bustina di zucchero a velo chiusa a parte per spolverarlo una volta aperto.
Trattandosi di un dolce particolarmente zuccherato, tuttavia, non tutti ne fanno uso.
Alle origini, ovviamente, non esisteva alcuna variazione cremosa o zuccherata perché il “pan de oro” era servito così come veniva sfornato.
Il dolce originario, quindi, è un pane semplice e soffice adatto a chiudere un pasto importante con leggerezza e gusto, proprio come accadeva ai tempi degli antichi romani o nei lussuosi pranzi della repubblica marinara veneta.
Ecco perché il pandoro ci insegna che le ricette della nostra tradizione vengono da lontano ma, nel corso della storia, attraversano cambiamenti e variazioni che, tuttavia, ne conservano integro l’intento iniziale.
Ultimo aggiornamento 26 Maggio 2022