Storia della grappa: le origini e la sua evoluzione
La grappa è un distillato ottenuto dalla fermentazione di vinacce rigorosamente italiane. Il suo riconoscimento come bevanda spiritosa a denominazione di origine protetta è relativamente recente mentre la sua storia risale al grande passato.
Oggi ripercorreremo la storia della grappa dalle origini fino ai giorni nostri, cercando di capire cosa ha portato questo distillato a diventare un prodotto pregiato e tipico che vale un business milionario.
La sua nascita risale agli alchimisti del dodicesimo secolo che per primi scoprirono la tecnica della distillazione delle vinacce ma per precisi scopi e usi medici.
Le prime tracce dell’acquavite nella storia
Le origini vere e proprie della grappa, tuttavia, si perdono in una serie di tracce, testimonianze e teorie per cui è molto difficile risalire ad una data certa.
Per esempio si ha testimonianza di un trattato sull’impiego dell’acquavite in medicina a cura del medico padovano Michele Savonarola, vissuto tra il 1384 ed il 1462. Questi scrisse il “De Conficienda Acqua Vitae” parlando della distillazione del vino come risoluzione per i disturbi infettivi.
Tra le miriadi di testimonianze storiche c’è anche quella dell’Istituto Superiore delle Scienze che, attorno all’anno mille, emano le regole per la distillazione dell’acquavite a fini medicamentosi.
Ci troviamo nel Medioevo e, quindi, la teoria per cui la grappa nacque in questo periodo è avvalorata dalle testimonianze sin qui riportate.
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Quando di iniziò a distillare in Italia?
Molto probabilmente la distillazione vera e propria che da vita alla grappa si diffuse nel quattordicesimo o quindicesimo secolo a cura di tale Enrico di Ser Everardo da Cividale del Friuli.
Costui nel testamento lasciò in eredità un alambicco per la distillazione di acquavite anche se il testo non è mai stato reso pubblico e, quindi, non si hanno prove certe riguardo questo aneddoto.
Scavando ulteriormente tra le centinaia di ricostruzioni possibili circa la storia della grappa emerge anche che questa divenne un liquore da bere solamente durante il sedicesimo secolo, a seguito della scoperta degli alambicchi con refrigerazione ad acqua di qualche tempo prima.
Difatti attraverso questo metodo era possibile produrre maggiori quantità di acquavite mediante la liquefazione dei vapori.
Dal medicamento alla grappa da bere
Una testimonianza più certa è verificata è quella che risale al 1813, quando fu perfezionata la colonna di distillazione grazie alla quale si ottimizzava il procedimento di fermentazione che, fino ad allora, seguiva rigorosamente quanto imposto dalle regole dei Gesuiti a partire dal 1600.
Quindi inizialmente la grappa era un distillato povero, considerato poco più di una medicina e che circolava principalmente tra i contadini piemontesi, veneti e trentini. Si distillavano le bucce degli acini d’uva che venivano separate dal mosto o dal vino stesso per dare avvio alla fermentazione alcolica.
Non essendo un distillato “pregiato” si narra di come i ceti abbienti scartassero ciò che restava dalla distillazione del vino, cioè bucce, semi e raspi d’uva fermentata.
Questi scarti venivano impiegati per la distillazione dell’acquavite con diversi metodi piuttosto grezzi e si andava ad ottenere una bevanda forte e bruciante, dal tono secco e sgradevole.
La grappa era ruvida ma infondeva coraggio
La sua forza venne riconosciuta durate la prima guerra mondiale da cui deriva una testimonianza legata proprio al Monte Grappa. Difatti gli Alpini erano soliti berla per trovare la forza ed il coraggio di affrontare i rischi del conflitto dato che provocava un’ubriachezza tale da smuovere anche gli animi più timorosi.
È dal secondo dopoguerra che la grappa comincia ad acquisire una posizione di maggior rilievo in società, quando le persone vissero un forte cambiamento delle condizioni economiche e sociali.
La guerra era ormai passata e la vita cominciava ad essere meno grama per cui il modo di bere acquisì il connotato di “attività piacevole” con cui intrattenere una serata o un pasto in compagnia.
La grappa divenne più morbida e il processo di distillazione, via via, passo attraverso l’impiego di metodi produzione più rifiniti.
Si abbandonò la distillazione a fuoco diretto e si cominciò a selezionare l’uva tra la Malvasia ed il Moscato.
Non a caso le distillerie sul nostro territorio iniziano ad affermarsi proprio a partire dal secondo dopoguerra in poi, con qualche rara eccezione come la Bertagnolli che inizia a lavorare le vinacce sul finire dell’ottocento.
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Il riconoscimento del valore della Grappa
L’evoluzione della grappa culminerà con l’emanazione del Decreto n. 5389 a cura del Ministero delle Politiche Agricole in attuazione del Regolamento Comunitario n. 110/2008.
Questo stabilì nel 2011 che la Grappa è l’acquavite di vinacce ricavate da uve prodotte esclusivamente in Italia e lavorate solamente in distillerie situate sul suolo italiano.
La sua particolarità rispetto ad altri distillati riguarda la produzione attraverso materia solida tramite alambicco e l’indicazione geografica specifica per cui alcune grappe possono esibire la denominazione geografica.
Quindi le regioni in cui si produce vera grappa DOP sono il Piemonte, il Trentino, l’Alto Adige, la Lombardia, il Veneto ed il Friuli.
Il distillato può esporre sull’etichetta anche la denominazione dei vini DOC, IGT, DOCG quando viene prodotta da vinacce che provengono da vini di un certo tipo.
Infine la grappa è il risultato di una distillazione che è variata molto nel corso dei secoli e che l’ha portata ad essere oggi un distillato di grande pregio, protetto e acclamato da degustatori e appassionati provenienti da ogni parte del mondo.
Ultimo aggiornamento 25 Maggio 2022