Franco Gasparri: un’intervista tra riflessioni, consigli e rivelazioni
Abbiamo avuto l’onore di porre qualche domanda a Franco Gasparri, uno dei più grandi esperti di distillati in Italia e nel mondo, master ambassador Diageo in Italia, multinazionale proprietaria di alcuni dei più grandi marchi di spirits, nonchè “Keeper of the Quaich”, una onorificenza rilasciata da una importantissima associazione scozzese verso quelle personalità che si sono distinte per la diffusione della cultura degli scotch whisky. Franco si è subito reso molto disponibile, soddisfacendo, così, la curiosità dei nostri lettori e di tutti gli appassionati del buon bere.
Dai rum bianchi usati esclusivamente al servizio dei cocktail bar al consumo dei rum invecchiati da meditazione, credi ci sia stata una evoluzione nella percezione di questo prodotto da parte dei consumatori italiani?
Direi una grande evoluzione, negli ultimi 10 anni sempre più il consumatore di Rum si è avvicinato al consumo di Rum da meditazione, vedi il grande successo di Zacapa, ed a prodotti di nicchia, anche bianchi ma provenienti da piccole distillerie e/o zone molto particolari , che dimostrano come il consumatore di Rum si sia evoluto e sia sempre più alla ricerca di prodotti particolari.
Il tequila invecchiato in Italia stenta a decollare, secondo te per quali ragioni?
Vorrei iniziare con il dire che io amo molto il Tequila blanco, anche liscio e vediamo infatti come sul mercato si siano affacciati prodotti di grandi qualità, penso a Don Julio, ma anche a CasaAmigos , per citare i marchi di Diageo, ed al successo del Tequila 100% Agave blu. Però è anche vero che se il consumo non decolla è per me, legato al fatto che il consumatore italiano moderno, non ama il gusto del Tequila, anche il prodotto invecchiato che a contatto con il legno perde le sue note erbacee e spigolose per arricchirsi di morbidezza e note terziare non è comunque in grado di affascinare il consumatore di casa nostra.
Veniamo al distillato ritenuto “il più pregiato”, il whisky. Vi è una perenne diatriba tra i consumatori: liscio, con ghiaccio o con una spruzzatina d’acqua?
Questa domanda è semplice, per me ognuno deve bere un prodotto così come gli piace. Certo l’esperto, uno come me a volte sottolinea come ad esempio un whisky invecchiato 18 anni o più , esprime meglio le sue caratteristiche aromatiche se consumato liscio, ad una temperatura naturale, di 18/20°, se aggiungiamo ghiaccio, rendiamo il prodotto più difficile da bere poichè i tannini rilasciati dal barile in fase di invecchiamento raffreddandosi reagiscono con un acuto senso di astringenza in bocca, che sembra che si sia essiccata la lingua (del resto a nessuno verrebbe in mente di mettere in frigorifero un Barolo o aggiungervi del ghiaccio). E’ anche vero che in questa stagione, se beviamo un whisky in un bar o ristorante, molto spesso è caldo quindi capisco la voglia e l’esigenza di aggiungere un cubetto di ghiaccio, ma l’esperto vi suggerirà un whisky più giovane se vogliamo metterci del ghiaccio, un Talisker Skye ad esempio che già ci ricorda il mare con le sue note aromatiche, qualche cubetto di ghiaccio certo non lo soffre.
L’aggiunta di acqua diventa essenziale se dobbiamo bere un whisky cask strength, cioè imbottigliato alla gradazione naturale, quella che troviamo nella botte al momento dell’imbottigliamento
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Single malt vs blended: sebbene i single malt, nell’immaginario collettivo siano ritenuti distillati elitari, i blended al contrario sono generalmente considerati dei prodotti commerciali, è sempre vero? siamo su due livelli così differenti e non c’è partita?
Non è proprio così, il Blended Scotch Whisky nasce nella seconda metà del 1800, con l’obiettivo di creare un prodotto facile da bere. Ed è oggi il distillato nobile più venduto al Mondo.
Pensate che il valore del Single Malt oggi è circa il 6/7 % del consumo del whisky scozzese, il resto è blended.
Poi ci sono prodotti più o meno buoni, più o meno prestigiosi basti pensare alla nuova serie di Johnnie Walker Blue Label Ghost di cui è uscita la prima edizione nel 2017 intitolata a Brora, distileria chiusa nel 1983, il blended è costruito intorno a questo Single Malt, la prossima sarà Port Ellen ed uscirà nel 2018, credo che questo esempio risponda meglio alla tua domanda di qualsiasi risposta.
Whisky torbati: in Italia è boom di preferenze, una moda o effettivamente sono i più meritevoli?
E’ vero che l’Italia ama gli whisky torbati, ma comunque nella percentuale di consumatori di Single Malt in generale gli amanti degli whisky torbati sono molto pochi. Anch’io del resto pur amando gli whisky torbati non mi rifiuto di bere whisky non torbato, anzi se volete provare il Caol Ila “unpeated” 18yo imbottigliato nel 2018 , o qualsiasi altro imbottigliamento , vi accorgerete come questa distilleria che da sempre ha prodotto whisky torbato, sia così elegante, morbido e di grande personalità anche nella versione non torbata.
Cosa ne pensi dei whisky giapponesi?
Nel 2015 ho fatto un giro in Giappone per visitare le distillerie, e devo dire che sono stato colpito da come sono riusciti a ricreare in questo paese la produzione del whisky. E’ vero che tutto è iniziato in Scozia, perchè hanno imparato e attinto dalla produzione scozzese le indicazioni di come produrre un distillato di qualità a cui hanno aggiunto la loro proverbiale cura per la perfezione, e devo dire che hanno fatto dei prodotti molto interessati , per alcuni whisky torbati fanno arrivare dalla Scozia orzo già maltato, ma poi sperimentano anche con la torba che hanno loro. Come con le botti “mizunara” hanno voluto inserire una peculiarità giapponese nella produzione del whisky.
Bisogna solo stare attenti a quanto troviamo scritto in etichetta, molto spesso la dicitura “whisky” sulle bottiglie giapponesi indica un blended, solo se trovate la dicitura Single Malt si è in presenza di un whisky di malto proveniente da una unica distilleria. Se trovate la dicitura “Malt whisky”, senza nessuna altra dichiarazione allora è un blended malt.
Puoi svelarci quali sono le novità che gli amanti dei whisky devono aspettarsi da Diageo nei prossimi mesi?
Le nuove Special Release 2018 sono in via di imbottigliamento, si parla di un Caol Ila 35yo, un Inchgower 27yo, ma anche un Pittyvaich 28yo, distilleria aperta da Arthur Bell & son e chiusa nel 1983 e dell’ormai classico Lagavulin 12yo, il millesimato come lo chiamo io e non vedo l’ora di assaggiare il 2018. Per il resto però lasciamo un po’ di suspance…
Ultimo aggiornamento 27 Maggio 2022